Ciao ragazzi, dopo tanto tempo vi lascio qualcosina da leggere sperando di far piacere a qualcuno; sono i ricordi della mia prima seria
battuta di pesca a mosca.
Oggi si va in val Maggia
Dove quando altrove è nuvoloso piove
Perché li è come la Nuova Zelanda a detta del mio amico
Perché tanto è uguale dove andiamo
Basta pescare
Uguale per uno che sa a malapena lanciare
Grigio cielo grigia sabbia
Si mette l’automobile al riparo
Di noi stessi importa poco
Appena in tempo per sentire un cervo scappare
Pescatore di lago, ne più ne meno
Fuori dalla barca goffo
Fuori sintonia
Non importa
Si comincia a frustare disegnando figure in aria
A frustare senza sentire abbastanza
Come un bambino che cerca di imitare il fratello grande
Troppo concentrato poiché la coda lui la sente bene
Nella nostra Nuova Zelanda non c’è posto per le parole
C’è posto per quel briciolo di sana invidia nel vedere una canna piegata
Non la mia
C’è anche pedaggio da pagare al fiume sotto forma di mosche perdute
Svolazzate come un aereo di carta mitragliato da minuscole bombe-gocce
Caduto rovinosamente allo stesso modo dei primi pionieristici tentativi
Non c’è posto per l’amarezza
Sicuro che basterà l’esperienza e la dedizione
Basterà quell’attimo di disattenzione
La somma dei fattori
Il gorgo e la ferrata andata a buon fine
Grazie a Dio
Né anticipo né ritardo
L’attrezzo che fenderà la nebbia e si fermerà sotto sforzo
Sforzo vivo
Nella nostra Nuova Zelanda c’è posto per le parole
Burbere e che apparentemente non dicono niente
Sotto forma di un confuso grugnito
Smentito dagli occhi e dal sorriso
Gli attimi che separano dal restituire alla natura il suo capolavoro
L’essenza della pesca stessa
Gio